mercoledì 8 febbraio 2012

Ai genitori separati... una carezza sul cuore...

Molto si trova in letteratura riguardo ai vissuti dei bambini di genitori separati. 
L'Amore tra un uomo e una donna può finire, ma il legame genitori-figli non si spezza, anzi può, e dovrebbe, venir alimentato giorno dopo giorno. Eppure nei nostri più comuni ambienti di vita, dalla scuola al lavoro, si sentono aleggiare nell'aria frasi senza pensiero, che lasciano il gusto amaro del pregiudizio, di chi parla tanto per parlare, senza conoscere quell'intimità che regna segreta in ogni focolare domestico.
Un bambino va male a scuola? "Poverino, i suoi genitori sono separati!".
Un bambino ha una bassa autostima? "Del resto, con due genitori separati!"
Un bambino è improvvisamente triste? "Per forza, i suoi genitori si sono separati!".
Chi può dire di non aver mai sentito questi luoghi comuni?
La separazione tra due adulti coniugati, sempre più diffusa stando a quanto riportano le statistiche, viene condannata dalla società come fatto in se stesso generante le più terribili conseguenze sui bambini nati dalla coppia. Perchè invece di parlare di un evento quale la separazione non parliamo di due persone, uomo e donna adulti, e di COME affrontano questo percorso di cambiamento? Come vivono questa fase tanto delicata? Quali sono le emozioni che provano e come tentano di gestirle? Quante e quali emozioni stanno soffocando, negando, allontanando, per sentirsi più forti? Che significato danno alla separazione? Come coinvolgono in essa i figli? Come la fanno vivere a loro e come cercano di spiegarla? Quali motivi riportano? E ancora... sono motivi condivisi o il consorte ne dirà altri, secondo versioni diverse?

Proviamo ad indagare l'alternativa alla separazione: quanti di noi hanno sentito dire ad amici o colleghi che non si separano per i figli? Quanti di noi non riescono a trovare il coraggio di dire "basta" ad un qualcosa che non esiste più e si mascherano dietro l'alibi dei figli per non fare i conti con un senso di "fallimento personale", e con la frustrazione che ne deriva? Vogliamo parlare poi della sofferenza di un distacco che manda in frantumi le abitudini e ogni sicurezza? O della paura di assumersi la responsabilità di "rompere" convenzioni e tradizioni sociali che suonano dentro di noi come doveri morali sin dalla più tenera infanzia?

Ora...
proviamo a metterci dalla parte dei bambini, dei nostri figli:
qual è davvero il loro bene?

Siamo sicuri che per loro la cosa migliore sia avere una famiglia solo in apparenza unita, con due genitori che si "obbligano" vicendevolmente a stare insieme senza provare più alcun sentimento autentico l'uno per l'altro?

I bambini SENTONO il clima che si crea in casa, quelle sensazioni sottili che passano attraverso il non verbale e arrivano immediate come un pugnale lanciato diritto al petto. I bambini PERCEPISCONO le emozioni, le tensioni, le vibrazioni che aleggiano nell'aria, nonostante facciamo di tutto per moderare le parole che usiamo con l'altro coniuge e cerchiamo in tutti i modi di non litigare davanti a loro. Allora qual è il vero bene per il nostro bambino?
Un bambino ha bisogno di un CONTATTO con il proprio genitore, un contatto stabile e sereno, anche se questo può vuol dire con un genitore alla volta. Ma il genitore deve star bene per poter essere sereno con il proprio figliolo. Mettere la parola "fine" ad un rapporto senza più amore può essere positivo per un bambino. Può trasmettergli una certa fiducia nella vita data dalla possibilità di scegliere come costruire il proprio futuro. "Nessuno di noi è condannato all'infelicità!".
Alcuni bambini (figli di genitori che si sono costretti ad una vita insieme dicendo di doverlo fare per i figli, e contemporaneamente cercano l'Amore fuori dal nucleo familiare, senza riuscire a creare alcun tipo di rapporto), crescono con un'idea falsata dell'amore coniugale. Ho visto bambini crescere con tante insicurezze sull'Amore, qualcuno addirittura con il pensiero che l'Amore è solo "sopportazione" e il matrimonio non ha senso.
I nostri malumori si riversano inevitabilmente sui nostri figli, anche se non lo vogliamo, e questa è l'unica certezza.
Dobbiamo fare luce in noi stessi e cercare di capire come possiamo ritornare a stare bene. E' un percorso lento di cambiamento che coinvolge inevitabilmente anche tutte le persone che ci sono care, in modo e con tempi diversi. Ma i figli non devono essere i contenitori delle nostre emozioni!!!
Ho visto genitori scaricare i loro fardello di vissuti sui loro figli diventando loro "amici" e altri genitori "annullarsi" del tutto in nome dei loro figli, creando rapporti "morbosi" e agendo in preda a continui sensi di colpa. Entrambi questi genitori amano i loro figli, ma, pur senza volerlo, non permettono loro di crescere in modo sano.  
Ognuno di noi è innanzitutto un uomo o una donna, ancor prima di essere un padre o una madre. Ed è importante che i figli sappiano che quest'uomo e questa donna hanno il compito di educarli alla vita e garantire loro una crescita serena, ma questo non significa che sono sempre "disponibili" per loro, pronti a soddisfare ogni loro desiderio. I genitori facciano gli adulti e i bambini rimangano tali!
E allora anche la separazione, se vissuta come un percorso consapevole, e non come un mero evento, come dice Santarelli, può diventare "un'occasione di trasformazione, di crescita e di forza per un bambino, rafforzandone anche l'autonomia e l'indipendenza".

Queste mie parole sono rivolte a tutti quei genitori 
che non si concedono il "lusso" di sentire le proprie emozioni di uomo e donna,
nell'illusione di farlo per un amore più grande, quello per i figli, ...
Per tutti questi genitori ci sia una carezza sul cuore 
che li aiuti a riaprirsi alla vita
per il bene loro e dei loro figli.

A tutti questi genitori dedico queste parole di Emanuela Del Pianto: 

Se il cuore si apre, 
la mente riesce a vedere orizzonti molto più lontani, 
coglie la bellezza del tramonto, 
ma anche la bellezza dell’oscurità. 
Si impara a comprendere, dentro di noi, 
che il buio è solo una fase che precede la luce; 
tempo e spazio assumono significati diversi. 
Non sono più dimensioni che ci guidano 
ma impariamo a guidare il nostro star bene”.